CURVEBALL

[CURVEBALL]

di Johannes Naber

21:15
Arena estiva
  • Genere: Satira politica
  • Regia: Johannes Naber
  • Sceneggiatura: Oliver Keidel, Johannes Naber
  • Fotografia: Sten Mende
  • Montaggio: Anne Jünemann
  • Tecnico del suono: André Zacher
  • Musiche: Johannes Naber
  • Produttore: Amir Hamz, Christian Springer, Fahrid Yardim
  • Produzione: Bon Voyage Films
  • Attori principali: Sebastian Blomberg, Dar Salim, Virginia Kull, Thorsten Merten, Michael Wittenborn
  • Anno di produzione: 2020
  • Durata: 108 min
  • Versione originale: Tedesco
  • Sottotitolato in: Italiano
  • Sostenuto da: BKM, Deutscher Filmförderfonds (DFFF), Filmförderungsanstalt, Filmförderung Hamburg Schleswig-Holstein, MFG Medien- und Filmgesellschaft Baden-Württemberg
  • Festival: Berlinale 2020

Vendite internazionali:

ARRI Media International
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Prodotto da Bon Voyage Films (Amburgo), coprodotto con ARRI Media (Monaco di Baviera), Südwestrundfunk (Baden-Baden), Norddeutscher Rundfunk (Amburgo), Bayerischer Rundfunk (Monaco di Baviera) in collaborazione con Arte Deutschland (Baden-Baden)

Con gli attentati dell'11 settembre 2001, le inattendibili rivelazioni, fatte da un richiedente asilo iracheno a un esperto di armi biologiche dei servizi segreti tedeschi, relative al possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein, assumono improvvisamente un’importanza politica mondiale; una lezione satirica su come certe verità "auspicate" possano talvolta sfuggirci di mano.

foto della gallery © Sven Mende

Arndt Wolf, esperto di armi biologiche per l’Intelligence tedesca, è letteralmente elettrizzato dalle rivelazioni di un richiedente asilo iracheno, che sostiene di essere stato coinvolto nella produzione di armi di distruzione di massa, bandite dalla comunità internazionale. Wolf, infatti, non ha mai dubitato che Saddam Hussein possieda tali armi, nonostante la missione d’ispezione organizzata dall’ONU non abbia trovato nulla. I servizi segreti tedeschi mettono Wolf alle calcagna di un informatore con il nome in codice “Curveball”, per verificarne la credibilità. Ma al più tardi con gli attacchi dell’11 settembre 2001, la sua inattendibile versione sfugge completamente di mano.

Basato su fatti realmente accaduti, Curveball descrive con laconica sagacia, il mondo dell’intelligence, tra aspiranti James Bond e grigi burocrati conservatori tipicamente Made in Germany. Un dramma da camera che evolve lentamente in uno scandalo internazionale, ma al contempo anche una lezione satirica su come “auspicate” verità possano talvolta sfuggire di mano.

© privat Johannes Naber

Johannes Naber

Johannes Naber è nato a Baden-Baden nel 1971. Dopo aver studiato filosofia e filologia indiana alla Freie Universität Berlin (Università libera di Berlino), si è iscritto all’Accademia del Cinema del Baden Württemberg, dove si è diplomato nel 1999 con una specializzazione in documentari.

Nel 2009 per la sua sceneggiatura sul dramma degli scalatori North Face - Una storia vera (Nordwand) ha ricevuto il premio della critica cinematografica tedesca. Il debutto alla regia è avvenuto con L’albanese, insignito nel 2010 del premio Max Ophüls e del San Giorgio d’argento al Festival cinematografico internazionale di Mosca. Complessivamente, dall’idea iniziale all’ultimazione del film trascorsero quasi dieci anni.

Il suo secondo lungometraggio Zeit der Kannibalen (tit. intl. Age of Cannibals) è stato presentato alla Berlinale 2014 nella sezione “Perspektive Deutsches Kino”. L’anno seguente Naber ha iniziato a girare un importante adattamento della fiaba classica di Wilhelm Hauff Das kalte Herz (tit. intl. Heart of Stone) e nel 2017/2019 il film Wahnsinn und Methode.

Alla Berlinale 2020, Naber ha presentato il suo prossimo film: il dramma politico satirico Curveball – Wir machen die Wahrheit, basato su eventi reali, su un esperto di armi biologiche del BND che alla fine degli anni '90 voleva dimostrare a tutti i costi che Saddam Hussein aveva prodotto armi di distruzione di massa.

RECENSIONI

"Johannes Naber e il suo co-sceneggiatore Oliver Keidel trattano in modo abbastanza coscienzioso quei fatti ben documentati, che si nascondono dietro alle bugie, e questo nonostante le inevitabili sintesi, che culminano, per esempio, in una scena d'azione volutamente di basso livello in pigiama e vestaglia. I fatti realmente accaduti hanno fornito sufficiente materiale per realizzare questa satira sull'ambizione, la stupidità e la mancanza di scrupoli del mondo dei servizi segreti. Dalla descrizione dell'intelligence stessa, che Thorsten Merten e Michael Wittenborn affettuosamente interpretano come una cricca provinciale, succube dei propri motivati complessi d'inferiorità, fino (ma non solo) al disegno dei presunti laboratori mobili di antrace, che, in termini d'espressività, potrebbero far a gara con gli scarabocchi di un bambino e che, tuttavia, sono stati presi a modello per una presentazione solo leggermente migliore di Colin Powell.

Al centro degli avvenimenti, i registi hanno messo Arndt Wolf, interpretato da Sebastian Blomberg come un triste cavaliere, un uomo solitario, fin troppo sensibile alle storie di Alwan. 'Il cane e il suo osso', riconosce la sua ex amante Leslie, agente della CIA, che qui personifica il lato professionale di questo mestiere senza scrupoli. E per un'interpretazione americana post 11 settembre si potrebbe dire che: "La verità non conta. L'unica cosa che conta è la giustizia". Ma ognuno di questi personaggi caricaturali, presenta delle sfumature, appare umano e ha dei motivi che giustificano le proprie azioni. Nessuno qui è assolutamente malvagio - o anche solo stupido. E sicuramente Curveball non è un secondo Wag the Dog. Per quanto alcune gag fatichino ad arrivare, il film resta comunque un'opera intelligente e ben recitata sulla differenza oggi sempre più attuale tra fatti, falsità e preconcetti apparentemente banali con conseguenze fatali".
(Patrick Seyboth, epd-Film, 23.10.2020)

 

"All'interno dei servizi segreti tedeschi" - afferma Johannes Naber, "c'è un forte desiderio di arrivare al successo per poter competere a livello internazionale". Dalla dubbia storia sull'origine della cosiddetta "Organizzazione Gehlen", con la quale gli americani vollero proseguire l'attività del dipartimento di spionaggio nazista "Fremde Heere Ost", alla Guerra Fredda, in cui i tedeschi persero regolarmente la gara contro i servizi segreti dell'Est. Per non parlare dell'imbarazzo per casi come quello di Günter Guillaume. Nelle sue ricerche sui servizi segreti, Naber ha più volte riscontrato un grande complesso di inferiorità.

Per questo, il filmmaker, classe 1971, non solo ha studiato libri, interviste, articoli e documentari, ma ha anche parlato con gli addetti ai lavori. Ma fatta eccezione per l'ex presidente dei servizi segreti Hansjörg Geiger, preferisce non nominare queste fonti.

Geiger gli ha rivelato molto sull'approccio del governo rosso-verde. Fu soprattutto Joschka Fischer a essere molto interessato a scoprire come funzionassero e cosa potessero fare. Una situazione completamente nuova per l'intelligence tedesca, spesso beffata dai precedenti governi federali".
(Gunda Bartels, Der Tagesspiegel, 28.2.2020)