LEIF IN CONCERT VOL.2

[LEIF IN CONCERT VOL.2]

di Christian Klandt

21:15
Arena estiva
  • Genere: Commedia, Musica
  • Regia: Christian Klandt
  • Sceneggiatura: Christian Klandt
  • Fotografia: René Gorski
  • Montaggio: Jörg Schreyer, Christian Klandt, Gregor Cunningham
  • Suono: Stefan Gollhardt
  • Musiche: Silvio Naumann
  • Produttore: Martin Lischke
  • Produzione: Lischke & Klandt Filmproduktion GbR
  • Attori principali: Luise Heyer, Klaus Manchen, Godehard Giese, Michael Klammer
  • Anno di produzione: 2019
  • Durata: 109 min.
  • Versione originale: Tedesco
  • Sottotitolato in: Italiano
  • Sostenuto da: Crowdfunding
  • Festival: Filmfest Munich 2019, Warsaw 2019

Vendite internazionali:

missingFilms
Boxhagener Str. 18
10245 Berlin
verleih@missingfilms.de

 

Dopo un lungo periodo di pausa, questo è il primo giorno di lavoro di Lene nel jazz-blues bar dove aveva già lavorato in precedenza: arrivano fornitori, musicisti, amici e conoscenti, oltre all'illustre pubblico di affezionati; la sera a salire sul palco è il musicista danese Leif (aka Poorboy). Una dichiarazione d'amore a quel microcosmico che è il pub, con le sue storie e i suoi personaggi, ripresi dal tavolo accanto.

foto della gallery © missingFILMs

Un pub è un posto speciale: dopo essersi concessa una pausa, Lene è tornata proprio come un tempo dietro al bancone del Jazz-Blues-Bar. Per questa serata speciale ha ingaggiato il musicista danese Leif (alias Poorboy), conosciuto nel frattempo. Di giorno passano i fornitori, musicisti che vengono a provare; amici e conoscenti popolano si riversano ben presto nel bar, proprio come l’abituale pubblico di ospiti selezionati come il batterista degli Ärzte Bela B. Felsenheimer, Tilo Prückner, Jule Böwe o il biologo forense ed edutainer Dott. Mark Benecke. Le bizzarre storie e conversazioni che animano il locale parlano di pop elfico, cellulari invisibili o vermi che si fanno strada tra i cadaveri; a noi spettatori viene come permesso di seguire il tutto per così dire dal tavolo accanto. Tra le 11 e l’una del mattino ha così luogo questa dichiarazione d’amore ai sottoscala fumosi dei bar, con le loro storie e i loro personaggi indipendentemente da dove si trovino: per alcuni è il “salotto buono”, per altri un palcoscenico per ogni tipo di esibizione, un mondo a sé stante, distaccato dal mondo esterno, un microcosmo e al contempo un universo; è quindi giusto che questo film, spesso meravigliosamente improvvisato, non abbandoni mai il suo set, per quanto poco illuminato – rischierebbe di vanificare la magia.

© Achille Abboud Christian Klandt

Christian Klandt

Christian Klandt, nato il 4 agosto 1978 a Francoforte sull'Oder. Già da adolescente ha realizzato numerosi cortometraggi in super-8 e video insieme all’amico e futuro cameraman René Gorski. Dopo gli studi di ingegneria dei trasporti si è trasferito a Berlino nel 2000 e ha lavorato come redattore e capo dipartimento presso l’agenzia di stampa online Ovivo. Sono seguite numerose attività come assistente alla regia, al cameraman, al casting e al produttore in varie produzioni cinematografiche e televisive. Inoltre, Christian Klandt ha lavorato come assistente alla regia presso il Teatro Stuekke e al Berliner Theaterdiscounter di cui è anche il co-fondatore. Nell'ottobre 2004, Klandt ha intrapreso gli studi di regia cinematografica e televisiva presso l'Università del cinema e della televisione di Potsdam-Babelsberg.

Dopo il successo ottenuto in vari festival internazionali con il cortometraggio fiabesco “Schausteins letzter Film”, Klandt ha realizzato nel 2008 il suo primo lungometraggio “Weltstadt”, vincitore al Bergamo Film Meeting del premio Rosa Camuna di Bronzo e al Montréal World Film Festival del premio Silver Zenith nella categoria del miglior film d'esordio. Nel gennaio 2010 ha completato il suo film “Bundeskanzler Honecker” e ha presentato nel 2012 al Festival del cinema di Monaco il suo secondo lungometraggio “Little Thirteen”, per il quale ha ricevuto il No Fear Award per la migliore produzione esordiente ai First Steps Awards.

RECENSIONI

„ Le storie e le vite degli ospiti e del personale del pub, per quanto diverse, si incontrano qui, attraverso Lene e la musica. E ognuno di questi piccoli tasselli diventa un pezzo della grande storia di Lene, di questa famiglia che trasforma un buio e fumoso scantinato nel posto più bello del mondo.

Ma non tutto nella vita di Lene va per il verso giusto. Ci sono ad esempio scelte e conflitti che preferisce evitare. Che cammino ha davanti a sé? E se non si potesse svolgere il concerto? E se una sciocchezza rischiasse di mandare all'aria tutti i suoi piani?

(…)Qui tutti hanno un rapporto con gli altri, anche quando si frequenta il locale per la prima volta, scegliendo di starsene seduti in disparte. Persone che fanno la loro comparsa, si incontrano, interagiscono o meno tra loro di loro, cambiano, condizionano o entrano in contatto con storie di altri personaggi.. Leif in Concert è il ritratto di un music bar e dei suoi clienti con i loro temi e le loro nostalgie. Ed è soprattutto la storia di una giovane barista che cerca di trovare il proprio posto nella vita.“
(Martina Uckermann, Kölner News Journal,  (17.6.2019)

„(…) È Giovedì Santo e il divieto di ballare rischia di mandare a monte il concerto previsto per quella sera; Lene, la proprietaria del pub, deve decidere se vuole ignorarlo e cogliere l'occasione per gettare le basi per una nuova vita. Luise Heyer interpreta Lene in Leif in Concert, un'ode al pub di riferimento, con calore ed energia e tutto il suo talento nel ritrarre stati d'animo non facilmente comprensibili. Ed è un piacere vederla tenere insieme quell'attività, cioè film, che Christian Klandt ha riempito di dialoghi e azioni. Una pellicola in cui persino Godehard Giese fa un cameo calandosi nei panni di un fornitore di vino che passa per il locale mostrando tutto il suo fascino pericoloso.“
(Alexandra Seitz, Berliner Zeitung, 5.7.2019)

“Un pub come microcosmo di un'intera società non è una novità nel cinema. Ma un pub come microcosmo di una società multiculturale raccontata con disinvoltura, al di là delle distopie indotte dalla demagogia, è rinfrescante. Il produttore Martin Lischke ha dato al suo regista Christian Klandt l'opportunità di mettere in scena rapidamente, ma in modo comunque convincente ed estremamente divertente, questo amorevole e appassionato inchino alla grande individualità umana e alle piccole imprese, grazie a finanziamenti insoliti e a un cast altrettanto inusuale. Qui tutti i mestieri sembrano trovare il proprio posto. La macchina da presa è decisamente discreta, il montaggio è fantastico, la musica non solo è importante, ma è anche incredibilmente buona. In condizioni sicuramente non facili, Martin Lischke ha saputo creare la cornice per un film autenticamente corale - tanto davanti quanto dietro la macchina da presa.”
(Förderpreis Neues Deutsches Kino, filmportal.de, 8.7.2019)

Frederik Lang